venerdì 1 febbraio 2013

Il destino di Hartlepool Hall

di Paul Torday
 
 
Hartlepool Hall, residenza dei  Simmonds, marchesi di Hartlepool da oltre trecento anni, è una grande casa al confine tra la contea di Durham e lo Yorkshire, nel nord dell'Inghilterra.
Ed Hartlepool, quinto marchese della stirpe dei Simmonds, rimasto solo ed unico erede dell'intero "patrimonio ", alla morte del padre decide di lasciare l'Inghilterra per trascorrere qualche anno a Villa Laurier, nel sud della Francia.
La sua avversione nei confronti della corrispondenza, delle missive delle banche, delle raccomandate di avvocati e commercialisti di famiglia, tiene Ed lontano dalla situazione che sta incombendo come una furia su Hartlepool Hall.
Sarà una lettera di Horace, anziano maggiordomo di famiglia, a spingerlo ad aprire la busta, e di seguito, anche le altre lettere giacenti da mesi e mesi in un angolo di Villa Lauriere.
Ed torna a casa.
Oltre ad un'ospite sconosciuta, l'affascinante Lady Alice Bretley, che ha preso dimora ad Hartlepool Hall, Ed prende coscienza di una ben più dolorosa realtà: il lascito del padre non è solo l'intero patrimonio della stirpe dei Simmonds, ma un debito di sei milioni di sterline con l'Agenzia delle Entrate della Corona.
 
 
TITOLO: IL DESTINO DI HARTLEPOOL HALL
AUTORE: Paul Torday
EDITORE: ELLIOT
PAGG. 244
 

Un romanzo davvero piacevole.
Non conoscevo Paul Torday, se non vagamente, grazie al suo romanzo del 2007 "Pesca al salmone nello Yemen", che ebbe un enorme successo, di cui ho un vago ricordo e che credo leggerò presto.
I libri ambientati in Inghilterra sono sempre i miei preferiti...ma ormai l'avrete intuito!
E anche in questo caso si esce da Londra, per rivolgere lo sguardo al nord dell'Inghilterra, zone a me sconosciute e che mi affascinano parecchio.
Ci sono le campagne dedicate alle coltivazioni, interrotte qua e la da cottage suggestivi e le tenute boschive per le battute di caccia al fagiano. E la brughiera, scura d'inverno, e vivace d'estate, con il viola dell'erica in fiore. Ci sono ville, enormi e solitarie, magari in rovina, disabitate, o appunto, come nel caso della nostra cara Hartlepool Hall, ristrutturate per lasciar spazio alla modernità e al lusso dei giorni nostri.
Bhe, io me la immagino così la cornice in cui si svolge la vicenda di Ed, Alice, Annabell, Marcus, Geoff...e gli altri buffi, burberi, solitari, protagonisti del romanzo di Paul Torday.
L'autore ha creato personaggi molto diversi tra loro, di estrazione sociale differente, dalle maniere più o meno buone ed educate e questi interagiscono tra loro continuamente: sono poche le giornate in cui Ed, oppure Annabell non si incontrino o scontrino con altri abitanti del luogo. E' una storia in continuo fermento. Ha il fascino antico degli stemmi araldici, e il desiderio di modernità che si percepisce nella foga di architetti e immobiliaristi (detti anche palazzinari!) di trainare Hartlepool Hall nel ventunesimo secolo, dimenticandosi della sua storia, e delle vite che racchiude.
E' un romanzo d'amore, si, anche. L'amore è in ogni  pagina, e non è solo l' amore tra uomo e donna; si parla di amore per se stessi, per quello che si è stati e quello che si vorrebbe essere. SI parla dell'amore per la famiglia, la propria discendenza; leggiamo dell' amore per la propria casa, i luoghi dell'infanzia e dei ricordi di una vita. E' l'amore per il proprio passato, che Ed credeva non aver mai amato davvero. E infine è l'amore più alto, quello tra madre e figlio, raccontato con una delicatezza estrema, e con una saggia astensione da ogni giudizio.
Devo ammettere che la vicenda non decolla portando il lettore ad un picco di emozioni, non strappa una lacrima, e forse nemmeno sonore risate, ma credo che presenti una caratteristica ben più importante: l'armonia.
Si, tutto si sussegue con un ritmo costante, piacevole, non annoia, non esalta, ma ti trasporta attraverso le pagine e il desiderio di sapere cosa viene dopo è sempre acceso, vivo.
Una scrittura scorrevolissima e una lettura facile, che potrei definire "di compagnia". Non me ne voglia Paul Torday (che mai leggerà questo blog! n.d.r.), e non me ne vogliano i suoi appassionati fans, ma le mie parole non vogliono sminuire la sua opera...anzi!
E' proprio così: Il destino di Hartlepool Hall mi accompagnato per alcuni giorni, compagno di cene solitarie e di serate lontana da casa.
Ed è proprio vero che con un buon libro non ti senti mai solo, nemmeno al tavolo di un risorante apparecchiato per uno.
ASSOLUTAMENTE CONSIGLIATO!

 
 
 
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1 commento:

  1. Anche per me questo romanzo è stato il mio primo incontro con Paul Torday, qualche mese fa. Ancora non ho avuto modo e testa per recensirlo, prima o poi lo farò, ma per ora mi ritrovo nelle tue parole ... e nel desiderio di voler leggere Pesca al salmone nello Yemen!

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