venerdì 22 febbraio 2013

I baci non sono mai troppi

di Raquel Martos
 
 
Madrid ai giorni nostri.
Eva, ex attrice, un matrimonio ormai alla fine e una figlia stupenda, Lola.
Lucia, orfana di madre, una relazione da poco conclusa, carattere da guerriera e una carriera più che fiorente.
Un passato in comune, diciotto anni trascorsi insieme, amiche inseparabili fino ai tempi dell'universita, poi la rottura.
Un giorno, all'areoporto di Madrid, un' incontro, o meglio, uno scontro, e Lucia ed Eva riniziano da dove erano rimaste.
L'amicizia é ancora la stessa: i ricordi riemergono inevitabilmente; le risate, le lacrime, le confidenze, i giochi, le gare all' hula hoop, le feste, i primi amori, gli studi.
Due amiche, ora donne, si ritrovano nel momento più importante della loro vita, che le porterà nuovamente a condividere ogni cosa: progetti, speranze, ma anche delusioni e tanto dolore.
Nulla è mai cambiato: unite come sorelle e ora insieme alla piccola Lola, la loro nuova ragione di vita, con i suoi sorrisi, la leggerezza dei suoi anni, le sue mille domande e i baci, quei baci che ha per tutti, perche i baci non sono mai troppi: non si esauriscono, e non ne abbiamo una riserva limitata. Si può sempre darne altri.


 
TITOLO: I baci non sono mai troppi
AUTORE: Raquel Martos
PAGG. 332
EDITORE: FELTRINELLI

 

Un romanzo a dir poco commovente e di rara dolcezza.
Vi confesso che mi ha strappato una lacrima...bhe, forse piu di una.
Raquel Martos descrive con minuzia la storia di due vite, unite indissolubilmente da un amicizia pura, vera, solida. Due sorelle, senza esserlo, cosi si definiscono.
Ho trovato bellissimo il percorso che l' autrice fa fare al lettore attraverso un diario immaginario...giornate, una dopo l altra...i mesi e gli anni passano, ed Eva e Lucia crescono, cambiano, sperimentano la vita; ma niente, mai, riuscirà a dividerle davvero, nonostante il tempo passato. Fino a quando un uomo, con le sue bugie , mettera un punto a quel rapporto.
È bello pensare che Eva e Lucia siano nate per stare insieme; gli eventi della vita le portano a rincontrarsi proprio nel momento in cui ne avevano entrame piu bisogno.
E ora tra loro c'è Lola, che con la sua tenera eta darà al loro riavvicinamento qualcosa in più, quel qualcosa che solo i bambini sono capaci di dare.
Questo romanzo regala immagini sconvolgenti, di una tale profondità di sentimenti, grazie ad un autrice, che sono certa, li abbia trovati dentro se stessa.
Di questo non ho dubbi, perche ciò che succede tra Eva e Lucia, arriva direttamente al cuore di chi legge, alle volte con dolcezza, altre volte come una spada, lascia profonde ferite, e dolore e amarezza per quanto si legge, per eventi talmente veri e vivi che forse hanno sfiorato o sfioreranno anche noi, prima o poi.
Sapete, ho invidiato queste due amiche...ma può esistere davvero un' amicizia cosi profonda? È davvero possibile mettere tutto ciò che abbiamo, e che ci rimane, nelle mani di un' altra persona, con l' assoluta certezza che sia la persona giusta?
Un inno all' amore per gli altri, quell' amore che sa donare totalmente; un inno all' amicizia, quella vera, quella trasparente ed onesta, quella che sa ammonire, ed elogiare, difendere e proteggere. Quella che, come un vero amore, ci porta a dimenticarci chi siamo, per il solo e unico bene di chi ci sta a fianco.

Solo buonismo e belle parole? Che importa...la speranza, le belle parole, le amicizie, e i baci...non sono mai troppi...non trovate?

 Leggetelo, vi perdereste qualcosa di davvero unico.

 ASSOLUTAMENTE CONSIGLIATO



giovedì 7 febbraio 2013

La ragazza che fermò il tempo

di J.M. Tohline
 
Un appartamento sulla riva sinistra della Senna, una scrivania male illuminata, un cane che abbaia incessantemente...
Richard Parkland è a Parigi, in attesa dell'ispirazione per scrivere il suo secondo romanzo.
Si sente solo...e non riesce a scrivere.
Ma non è la solitudine a bloccarlo: solo mettendo la parola "fine" al suo memoir riuscirà a fare pace con se stesso e ad accettare il suo passato che grava su di lui con enorme peso.
Quattro mesi prima: una vacanza a Nuntacket, una casa di fronte all' oceano, spiaggia bianca, cieli tersi.
La donna più bella del mondo bussa alla sua porta, fradicia di pioggia: uno sguardo, poche parole. E senza volerlo Rich si ritrova coinvolto nella più assurda e dolorosa storia che mai avrebbe potuto nemmeno immaginare, degna di un buon romanzo.
Un'incessante danza tra la vita e la morte, il rincorrersi di amori perduti e ritrovati; la rabbia, l'illusione, la speranza e la consapevolezza: trasportato da questo fiume in piena che è la vita.


 
TITOLO: La ragazza che fermò il tempo
AUTORE: J.M. Tohline
EDITORE: ELLIOT
PAGG. 188

Un giovane autore, J. M. Tohline è nato nel 1985.
A ventisette anni si può descrivere l'amore in questo modo? Bhe...evidentemente si.
La mia ammirazione a questo autore, che con il suo romanzo d'esordio stupisce anche le menti più critiche, ne sono certa.
Un romanzo che si legge tutto d' un fiato.
Un romanzo pressante, che ti spinge a leggere. Un andata e ritorno continua, nel tempo e nello spazio, una storia complicata resa scorrevole, facile, da una scrittura sicura e armonica.
In duecento pagine l'autore racconta un vicenda che dura pochi giorni e in cui succede davvero di tutto. 
Il suo personaggio si auto definisce un uomo "dal carattere contemplativo", e certo, questo si riscontra in molte pagine. Richard è attratto dal mare, dal cielo, si sdraia sulla spiaggia ad ammirare il fluttuare delle onde, chiude gli occhi per concentrarsi sui rumori del vento, dell'oceano che si riversa sulla riva, sente il freddo dell'acqua sui piedi...e descrive ogni sensazione nei minimi dettagli.
Ma arriva il giorno in cui scoprirà cos'è che attrae più ogni altra cosa al mondo i suoi occhi, la sua mente, i suoi sensi: Leonore.
Il modo in cui Tohline descrive Leonore è stupefacente. Ha la capacità di renderla viva, in carne ed ossa.
Questa giovane donna è l'oggetto del desiderio di tutti i personaggi maschili del romanzo, ed è una presenza indispensabile, amata, cercata, ammirata, anche dalle protagoniste femminili.
L'autore disegna un personaggio assoluto, unico, senza ombra, ne macchia alcuna. Di un fascino irresistibile, e assolutamente irreale, credetemi.
"Se solo l'avessi conosciuta capiresti"...ecco cosa ripetono in continuazione, rivolgendosi a Richard, gli altri protagonisti del romanzo: Maxwell, Chas, Jaz, Mamma Montana, Cecilia...
Ma Richard sapeva esattamente cosa volesse dire conoscere Leonore...stavo pensando al suo volto: i suoi zigomi alti e la sua mascella perfetta. Le sue labbra sensuali. La sua perfezione.(cit.)
Sono sicura che in molti leggeranno questo romanzo...hey! Voi, che mi leggete, non perdete questa occasione!
E' piacevole e sconvolgente allo stesso tempo, parla d'amore di amicizia, di famiglia, di sogni e passioni, di tormenti, di rinascita.
E non voglio dimenticare che a pag. 154 Tohline ci regala un passaggio stupendo: la lettura e i libri sono i protagonisti, in questo caso. Cita tutti noi, che leggiamo sempre, che leggiamo in treno, in metropolitana, per la strada...pensa a chi legge in fretta, chi vorrebbe aver tempo per leggere e invece ci mette giorni a finire un libro.
Ci fa pensare al libro in sè, all'oggetto che teniamo nelle mani, che spesso annusiamo, osserviamo...ai libri, quando diventano una "tisana" per la buona notte.
E tutto questo perchè Richard è proprio nei libri, in questo caso nel libro che sta faticando a scrivere, a scoprire,a costruire...in cui cerca se stesso, il senso di quanto gli è successo in passato, ciò che si cela nell'aver incontrato una donna che si porta appresso amore, vita, passione, ma anche una scia di immenso dolore.
E noi? Cosa cerchiamo in un libro...?
Una distrazione? Un momento di solitudine? La possibilità di sognare....di vivere una realtà diversa dalla nostra...? Forse le emozioni che ci mancano...o la compagnia che ci manca...? Forse tutt'altro...o forse proprio tutto questo. Certamente, anche se non lo diciamo ad alta voce, cerchiamo noi stessi, e quella parte di noi che nessuno vede, ma che per noi è indispensabile per continuare a vivere.

ASSOLUTAMENTE CONSIGLIATO.



 

venerdì 1 febbraio 2013

Il destino di Hartlepool Hall

di Paul Torday
 
 
Hartlepool Hall, residenza dei  Simmonds, marchesi di Hartlepool da oltre trecento anni, è una grande casa al confine tra la contea di Durham e lo Yorkshire, nel nord dell'Inghilterra.
Ed Hartlepool, quinto marchese della stirpe dei Simmonds, rimasto solo ed unico erede dell'intero "patrimonio ", alla morte del padre decide di lasciare l'Inghilterra per trascorrere qualche anno a Villa Laurier, nel sud della Francia.
La sua avversione nei confronti della corrispondenza, delle missive delle banche, delle raccomandate di avvocati e commercialisti di famiglia, tiene Ed lontano dalla situazione che sta incombendo come una furia su Hartlepool Hall.
Sarà una lettera di Horace, anziano maggiordomo di famiglia, a spingerlo ad aprire la busta, e di seguito, anche le altre lettere giacenti da mesi e mesi in un angolo di Villa Lauriere.
Ed torna a casa.
Oltre ad un'ospite sconosciuta, l'affascinante Lady Alice Bretley, che ha preso dimora ad Hartlepool Hall, Ed prende coscienza di una ben più dolorosa realtà: il lascito del padre non è solo l'intero patrimonio della stirpe dei Simmonds, ma un debito di sei milioni di sterline con l'Agenzia delle Entrate della Corona.
 
 
TITOLO: IL DESTINO DI HARTLEPOOL HALL
AUTORE: Paul Torday
EDITORE: ELLIOT
PAGG. 244
 

Un romanzo davvero piacevole.
Non conoscevo Paul Torday, se non vagamente, grazie al suo romanzo del 2007 "Pesca al salmone nello Yemen", che ebbe un enorme successo, di cui ho un vago ricordo e che credo leggerò presto.
I libri ambientati in Inghilterra sono sempre i miei preferiti...ma ormai l'avrete intuito!
E anche in questo caso si esce da Londra, per rivolgere lo sguardo al nord dell'Inghilterra, zone a me sconosciute e che mi affascinano parecchio.
Ci sono le campagne dedicate alle coltivazioni, interrotte qua e la da cottage suggestivi e le tenute boschive per le battute di caccia al fagiano. E la brughiera, scura d'inverno, e vivace d'estate, con il viola dell'erica in fiore. Ci sono ville, enormi e solitarie, magari in rovina, disabitate, o appunto, come nel caso della nostra cara Hartlepool Hall, ristrutturate per lasciar spazio alla modernità e al lusso dei giorni nostri.
Bhe, io me la immagino così la cornice in cui si svolge la vicenda di Ed, Alice, Annabell, Marcus, Geoff...e gli altri buffi, burberi, solitari, protagonisti del romanzo di Paul Torday.
L'autore ha creato personaggi molto diversi tra loro, di estrazione sociale differente, dalle maniere più o meno buone ed educate e questi interagiscono tra loro continuamente: sono poche le giornate in cui Ed, oppure Annabell non si incontrino o scontrino con altri abitanti del luogo. E' una storia in continuo fermento. Ha il fascino antico degli stemmi araldici, e il desiderio di modernità che si percepisce nella foga di architetti e immobiliaristi (detti anche palazzinari!) di trainare Hartlepool Hall nel ventunesimo secolo, dimenticandosi della sua storia, e delle vite che racchiude.
E' un romanzo d'amore, si, anche. L'amore è in ogni  pagina, e non è solo l' amore tra uomo e donna; si parla di amore per se stessi, per quello che si è stati e quello che si vorrebbe essere. SI parla dell'amore per la famiglia, la propria discendenza; leggiamo dell' amore per la propria casa, i luoghi dell'infanzia e dei ricordi di una vita. E' l'amore per il proprio passato, che Ed credeva non aver mai amato davvero. E infine è l'amore più alto, quello tra madre e figlio, raccontato con una delicatezza estrema, e con una saggia astensione da ogni giudizio.
Devo ammettere che la vicenda non decolla portando il lettore ad un picco di emozioni, non strappa una lacrima, e forse nemmeno sonore risate, ma credo che presenti una caratteristica ben più importante: l'armonia.
Si, tutto si sussegue con un ritmo costante, piacevole, non annoia, non esalta, ma ti trasporta attraverso le pagine e il desiderio di sapere cosa viene dopo è sempre acceso, vivo.
Una scrittura scorrevolissima e una lettura facile, che potrei definire "di compagnia". Non me ne voglia Paul Torday (che mai leggerà questo blog! n.d.r.), e non me ne vogliano i suoi appassionati fans, ma le mie parole non vogliono sminuire la sua opera...anzi!
E' proprio così: Il destino di Hartlepool Hall mi accompagnato per alcuni giorni, compagno di cene solitarie e di serate lontana da casa.
Ed è proprio vero che con un buon libro non ti senti mai solo, nemmeno al tavolo di un risorante apparecchiato per uno.
ASSOLUTAMENTE CONSIGLIATO!

 
 
 
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