domenica 26 gennaio 2014

Un bravo padre

Un bravo padre
Noah Hawley
320 pp
MONDADORI
19/03/2013
di Noah Hawley
 
Paul Allen è un reumatologo di successo, uno specialista nel guarire pazienti che presentano sintomi contraddittori, quelli che fanno arrendere tutti gli altri medici. Vive in Connecticut con la seconda moglie e due figli piccoli: una famiglia felice che si è faticosamente costruito dopo un primo, fallimentare matrimonio, dal quale è nato un figlio, Daniel, con cui da un anno non ha più contatti. Finché una sera la televisione trasmette la notizia dello sconvolgente attentato di cui è rimasto vittima il candidato dei Democratici alle elezioni presidenziali. Paul e la sua famiglia stanno cenando come ogni sera, guardano sbigottiti le immagini concitate che scorrono sul video, difficile capire, difficile vederci chiaro, ma dopo pochi minuti emerge il fotogramma che inquadra un uomo in camicia bianca con la pistola puntata: suo figlio Daniel. È lui, inequivocabilmente. Anche se si fa chiamare Allen Cash. Sopraffatto da un vortice di sentimenti - senso di colpa, rabbia, incredulità, amore - Allen non crede alla colpevolezza di suo figlio, vuole capire, scoprire la verità, risolvere il mistero che sembra aver inghiottito Daniel, anche a rischio di perdere tutto quello che la vita gli ha dato, professionalmente e personalmente. Quanto più quel ragazzo diventa un mostro per l'opinione pubblica, tanto più diventa per lui una causa per cui combattere. Ha inizio così per Allen un intenso viaggio negli ultimi mesi della vita del figlio che è anche un viaggio attraverso l'America di oggi e, soprattutto, nella sua coscienza di uomo, di marito, di padre, perso nel disperato tentativo di dare una spiegazione a un gesto che non ne può avere alcuna. Ha scritto l'autorevole "Publishers Weekly": "Paul Allen non è forse un bravo padre nel senso convenzionale del termine, ma è certamente un personaggio splendidamente raccontato e approfondito, il cui percorso emotivo non segna mai il passo, mentre la narrazione procede sicura verso un coinvolgente e toccante finale

martedì 14 gennaio 2014

La fortuna dei Wise


La fortuna dei Wise
Stuart Nadler
Bollati Boringhieri
PP.359
2013
di Stuart Nadler
 
1947. La fortuna cade letteralmente dal cielo per Arthur Wise, piccolo avvocato ebreo di provincia, sotto forma di un aereo della Boston Airways che precipita nel mare del New England: Wise dà il via a una class action vittoriosa che farà di lui il terrore delle compagnie aeree di linea, e un uomo ricchissimo. Compera una magnifica tenuta a Cape Cod, con due case, una per sé, la moglie e il figlio Hilly, l'altra per l'amico e socio Robert Ashley. Con la proprietà arriva anche l'houseboy nero dei precedenti abitanti, Lem Dawson, che viene incaricato di fare la spola con messaggi e documenti tra le due case e i due soci. L'adolescente Hilly si innamora della nipote di Lem, la bellissima Savannah, e l'innocente relazione tra i due ragazzi darà il via a una serie di eventi imprevedibili quanto drammatici. A poche pagine dall'inizio, Stuart Nadler ha già introdotto nella sua storia i temi classici della letteratura americana di sempre: la fortuna improvvisa, le cause legali collettive, l'amicizia maschile, l'amore interrazziale, l'impulsività giovanile, la vendetta, i contrasti tra padre e figlio, la prepotenza del denaro, perfino il baseball... Cinquant'anni dopo ritroviamo tutti a Cape Cod: Hilly è vedovo e ha quattro figlie, Savannah ha un marito e un figlio adottivo, Arthur Wise è stanco e malato, e tutti i personaggi stanno ancora cercando di farsi una ragione di quello che era accaduto nello stesso posto tanti anni prima.

Sono felice che sia proprio questa la prima recensione del nuovo anno! Partiamo alla grande!
Fiera della mia scelta...non sempre è così! I libri da leggere si scelgono per mille motivi, e altri si lasciano li, in attesa...di cosa? Chissà...che venga il momento giusto, forse. Ma giusto per cosa?
Allora mi capita di lasciare che siano i libri a scegliere me e con "La fortuna dei Wise" è successo proprio così!
In libreria mi capitava costantemente tra le mani, anche on-line, durante le mie scorribande, vi incappavo sempre: recensioni, commenti, citazioni...
Insomma, ai consigli di Dicembre delle Librette, un appuntamento organizzato dalla Biblioteca Loria di Carpi con lo scopo di dare consigli di lettura, eccolo apparire di nuovo!
Mi aveva scelto!
Il nostro rapporto non è stato subito dolce: ho iniziato a leggerlo prima ancora che il mio aereo per New York decollasse da Londra, ed ecco la prima riga del primo capitolo "Nella primavera del 1947, quando avevo dodici anni, un aereo passeggeri si schiantò vicino a Naraganset Bay".
Panico. Continuo o chiudo?
Volevo assolutamente passare le otto ore circa che mi aspettavano in compagnia di questo giovane autore americano.
E' solo un romanzo, mi ripetevo, non impressionarti!
Mi crederete pazza...ma vi è mai successo?! Poi non era finita li...l'incidente aereo lungamente descritto.  Sono andata avanti, pagina dopo pagina...il mio volo è stato tranquillo, e io, arrivata a destinazione, ero già follemente innamorata della storia che stavo leggendo, e che giungeva al termine.
Un incidente aereo, un uomo qualunque diventa qualcuno, un figlio diverso da lui, una madre che si chiama fuori da tutto, un custode che ama dipingere, e una bellissima donna di colore.
Una storia che dura oltre cinquant'anni. I personaggi crescono, cambiano, maturano...ma un evento molto misterioso li unisce. Hilly, il giovane Wise,  si porterà dietro questo fatto per tutta la vita, sentendosi talvolta in colpa, talvolta vittima a sua volta, di un padre che si è arricchito, non solo in denaro, quanto in arroganza, potere, superbia.  
Stuart Nadler ci presenta l' America degli anni '50, con la sua energia nuova, la forte pulsione verso i cambiamenti, e le lotte contro le oppressioni sociali. Nascosta dietro ad una maschera di mondo aperto alle diversità, la famiglia Wise vive ancora arroccata dietro alle distinzioni di razza.
La storia di una famiglia che sa cos'è la povertà, ma che ha conosciuto il riscatto e si prende la sua rivincita. La scalata sociale è rapida e stordisce, tutti, senza distinzione.
Saranno proprio i soldi, questa montagna di soldi, guadagnati dimenticandosi del bene delle persone, che convincerà il sig. Wise di poter comprare tutti, di poter scegliere per la sua famiglia, e soprattutto per il figlio, che vivrà costantemente tormentato da questo "amore-odio" verso quel padre, chiacchierato e discusso, la cui fama lo precede ovunque.

Stuart Nadler
Un romanzo denso, vivo: entriamo fisicamente nella bellissima villa di Cape Cod, osserviamo il sig. Wise combattere le proprie battaglie legali assieme a  Robert, il suo fedele collega di una vita, vediamo la giovane moglie, annoiata da queste ricchezze, rimanere sullo sfondo.                                                    E incontriamo il giovane Hilly, che si barcamena con la sua vita, tra il rispetto per il padre che viene progressivamente meno, e la curiosità per la vita, per le persone, che  almeno lui non distingue per il colore della pelle.E saranno proprio quella pelle, scura come la notte, e quegli occhi che brillano come le stelle, a diventare il tormento e la ricerca della sua intera vita.
Il romanzo di un cognome, Wise, che tormenta il giovane Hilly, quel cognome rimanda costantemente al padre, il famoso avvocato che ha battuto grandi compagnie aeree, che si è arricchito, che è amato e temuto. Quel "Wise", che pretende di essere saggio, ma le sue scelte sono andate in un'altra direzione. Devo ammettere che questo paradosso, tra nome e opere, mi ha molto affascinato durante l'intera lettura.
Eventi di vita e di morte, fatti misteriosi e mai spiegati, rapporti tra genitori e figli confusi e sbagliati, rapporti d'amore ostacolati, vietati,  e segreti che ognuno si porta dietro, e che il lettore fa propri, portandosi appresso anche a fine lettura, il peso di queste vite, la loro intensità, e infine l'immensità di un segreto che, quando è svelato, può finalmente dare senso ai dolori di una vita intera.
Accattivante, misterioso, vero: un romanzo che non si dimentica.
 
ASSOLUTAMENTE CONSIGLIATO